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Chiesa di
S. Giovanni

La chiesa di San Giovanni sorge a margine dell'omonima contrada, in posizione appena elevata rispetto alle case.
Lineari sono le sue strutture: facciata a capanna con un portale in pietra verde e timpano triangolare, unica navata in tre campate con due cappelle laterali e presbiterio a base rettangolare, asimmetrico rispetto all’asse dell’aula, che punta verso l’est del solstizio d’estate.
Né poteva essere diversamente, considerato che la festa di san Giovanni Battista – il 24 giugno – era ritenuta nel passato l’inizio ufficiale dell’estate. Il campanile, coronato da lanterna con cupolino, riecheggia lo stile barocco. Tutto risale alla ricostruzione iniziata nel 1570 e agli interventi non ancora del tutto conclusi nel 1668.  Solo dal 1931 la chiesa è sede di autonoma parrocchia, dopo il distacco dalla matrice di Santa Eufemia.
​Attestava fino ad alcuni anni fa le lontane origini della chiesa la costruzione medievale al suo fianco, oggi profondamente ristrutturata, caratterizzata da un rustico portico con l’apertura a ogiva e da finestre trilitiche. Era questo il luogo di ritrovo dei capifamiglia, chiamati a discutere i problemi della vicinia (la frazione).

L'interno della chiesa

L’interno, nella sua semplicità, appare dignitoso e non privo di particolari interessanti. L’altare maggiore è costituito da un’ancona lignea secentesca policromata e dorata, adorna di teste di cherubino, simbolici grappoli d’uva, motivi floreali e riccioli. Ne ammiriamo la pala del tardo Cinquecento, attribuita a Cesare da Sesto, raffigurante il Battista nell’atto di battezzare Gesù sulle rive del Giordano, in un ambiente dominato dal verde, ripreso dal pittore nei più minuti dettagli con l’amore di un naturalista, il bel tabernacolo a tempietto con delicati intagli e l’immagine in altorilievo del Divino Bambino reggente il globo.

Dall'architrave dell’arcone trionfale domina la navata un Crocifisso ligneo del XVII secolo. Non mancano tele di pregio: la Deposizione dalla croce, dipinta da Cesare Ligari nel 1742, nella cappella laterale di sinistra, e la Visitazione di Maria a Elisabetta, attribuita a Giacomo Parravicini (XVIII Sec.), sulla parete sinistra della prima campata. Minore importanza artistica hanno i dipinti, in parte rovinati, della cappella della Madonna del XVIII secolo, visibili al di là della inferriata secentesca che un tempo chiudeva il presbiterio.

Scopriamo traccia della dipintura anteriore alle ristrutturazioni del XVI e del XVII secolo sulla parete destra della navata in due riquadri raffiguranti uno il Padre Eterno che sorregge la croce con il Figlio e l’altro il Battista con un santo non riconoscibile, entrambi dai tratti goticheggianti e i colori caldi e cupi di matrice quattrocentesca.  

Completiamo la visita con l’ossario che sorge quasi dirimpetto alla facciata, un edificio del 1736 che ricorda, nella solenne struttura del fronte, gli oratori ideati da Pietro Ligari. Tra le alte lesene  individuiamo sbiaditi dipinti di scheletri e di angeli nunzianti con le trombe il giudizio universale e ammiriamo la bellezza delle inferriate.

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Gianluigi Garbellini
Istituto Studi Storici Valtellinesi

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