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Chiesa di
S. Luigi

Con la lineare facciata, il campaniletto a vela e il bel portale datato 1737 e accompagnato dalla breve gradinata con i ripari in muratura, l’oratorio crea con il concorso delle altre costruzioni sacre affacciate sulla piazzetta un originale angolo.
Si ritiene molto antica la sua fondazione, anche se la costruzione odierna rivela solo caratteri tardo-barocchi. Dopo il trasferimento da parte della Confraternita del Suffragio della propria sede dall’oratorio alla cappella della collegiata, si diede infatti inizio, all’indomani della canonizzazione di Luigi Gonzaga avvenuta nel 1726, ai lavori di ricostruzione per dedicare la chiesetta al nuovo santo, venerato da tempo in Valtellina nel santuario di Sazzo, la cui festa nella comunità di Teglio viene tuttora celebrata con particolare solennità nella prima domenica di luglio.

L'interno della chiesa

Nel lindore delle pareti e delle volte imbiancate, prende rilievo l’unico altare in levigati marmi policromi, commissionato alla celebre bottega Buzzi, con le due edicolette ai lati dai contorni pure di marmo, concluso da un’alta ancona con il fastigio spezzato.

La pala, a forma sagomata, che vi è racchiusa, è una pregevole tela di Pietro Ligari del 1730 dai caldi colori veneziani, raffigurante la Vergine con il Bambino che porge a san Luigi in adorazione dell’Eucarestia un ostensorio ambrosiano. Dal soggetto del quadro abbiamo la conferma che l’oratorio fu sede, nel corso del XVIII secolo, della Confraternita del SS. Sacramento i cui associati portavano nelle processioni del Corpus Domini una veste rossa.

I santi rappresentati ai lati dell’altare sono Carlo Borromeo e Abbondio, dipinti – pare – da Cesare Ligari verso il 1764.

Al Santo titolare, raffigurato negli ieratici tratti dell’iconografia del tardo Ottocento in una statua lignea di delicata fattura, è riservato il posto d’onore su un piedestallo di granito, la stessa rude pietra granitica del recente altare rivolto ai fedeli, che contrasta non poco con la levigatezza e la lucentezza dei marmi dell’altare settecentesco.

Questa chiesa viene chiamata per tradizione Oratorio dei Neri, in ricordo del saio nero portato nelle pubbliche celebrazioni dai confratelli della “Scola del Suffragio”; noi potremmo aggiungere “Oratorio dei Rossi”, alludendo alla presenza della Confraternita del SS. Sacramento e perfino “Oratorio degli Azzurri”, pensando alla fascia celeste dei “Luigini”, gli affiliati alla Confraternita di S. Luigi che dal 1874 elessero la chiesa a propria sede.

Gianluigi Garbellini
Istituto Studi Storici Valtellinesi

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