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Chiesa di
S. Gottardo

La struttura della chiesa è quella tipica del Seicento con facciata movimentata da ampie nicchie, disposte su due ordini, e dal portale in pietra verde datato 1772, unica parte dell’edificio intonacata. Tutti i muri perimetrali sono rimasti a rustico e mostrano le nude pietre, a eccezione del campanile, perfettamente intonacato, alto e svettante, coronato da lanterna e cupolino.

L'interno della chiesa

L’interno si presenta in un’unica aula conclusa dal presbiterio a pianta quadrata e dotata di due cappelle laterali. La fondazione della chiesa risale al 1687, allorché si volle dare appropriata sede di culto a uno dei santi più venerati, come attestano le varie sue immagini nelle chiese di Teglio.

La popolarità di questo tempio, come attestano anche i diversi ex voto appesi in sacrestia – un vero santuario, al pari di quello di Sernio dedicato allo stesso santo –, accrebbe notevolmente dopo che il vescovo di Monaco donò nel 1766 una reliquia di san Gottardo.

La pala dell’altare maggiore, posta in una ricca cornice datata 1764, è opera di un pittore del tardo Seicento non ancora identificato e mostra San Gottardo nell’atto di guarire un ferito. Tratti meno nobili, dal punto di vista artistico, rivelano i personaggi dell’Annunciazione ai suoi lati.

Maggior pregio ha sicuramente la bella tela tardo-secentesca della cappella di sinistra, raffigurante San Carlo Borromeo in adorazione della SS. Trinità.

Nella cappella di fronte, di chiara impronta settecentesca, la pala è direttamente dipinta sul muro. Vi riscontriamo l’effigie della Madonna del Buon Consiglio, portata trionfalmente dagli angeli, e ai suoi piedi i Santi Andrea, Eufemia e Gottardo. Negli ovali accanto sono rappresentati i Santi Antonio e Roberto Bellarmino.

Da segnalare infine, oltre al paliotto dipinto ora appeso alla parete, la statua della Madonna con il Bambino, collocata nella nicchia tra il presbiterio e la cappella di destra, interessante per i tratti di matrice nordica e per la sua antichità, da riferire al XV secolo, proveniente forse dall’antica ancona della parrocchiale di Santa Eufemia.

Gianluigi Garbellini
Istituto Studi Storici Valtellinesi

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