top of page

4
novembre

900 Parrocchia S. Eufemia.jpg

anniversario

consacrazione

chiesa S. Eufemia

in Teglio

2017RID.900° S. Eufemia (2).JPG

4 novembre 2017
Ci scrive suor Carlamaria del Dio con noi OSBap

Pax!
Lodato e Adorato il SS. Sacramento

Carissimi don Flavio e fratelli e sorelle tutti,
che vivete la fede in Cristo nella sua Chiesa che è in Teglio.

Il Vangelo di un po’ di domeniche fa parlava di un invito ad una festa per le nozze del Figlio del re. Invito al quale in molti hanno risposto di no.

Anche questi festeggiamenti per i 900 anni della dedicazione della chiesa di S. Eufemia sono una celebrazione delle nozze di Cristo con la Chiesa, che è la comunità dei credenti; delle nozze del Figlio di Dio con l’umanità.

Io mi sono sentita invitata a questa festa, perché da queste Nozze sono nata come figlia di Dio, in questa nostra chiesa sono stata nutrita e cresciuta nella fede e lì è nata anche la vocazione a seguire Cristo più da vicino.
Siccome la mia chiamata mi ha portato ad essere, con le mie sorelle del monastero, attraverso la preghiera liturgica, voce della Chiesa Sposa che parla col suo Sposo, che si fa nella preghiera, voce di chi non ha voce, ho pensato di partecipare alla festa condividendo con voi qualche cosa della liturgia.

Nella celebrazione dell’Ufficio della Dedicazione di una chiesa, gli inni delle Lodi e dei Vespri danno proprio un tono di nozze alla celebrazione del mistero.
Il primo vero tempio in cui ci è dato di incontrare realmente Dio è il corpo fisico di Gesù. Lui stesso ha detto (e la cosa non è piaciuta ai suoi contemporanei, perché durante il processo gliela “rimenavano” ancora): “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere” e l’evangelista Giovanni aggiunge che diceva questo parlando del tempio del suo corpo (Gv 2,19-21).
Da questo tempio distrutto, cioè dal corpo di Gesù in croce colpito dalla lancia, uscì sangue e acqua.
Il profeta Ezechiele aveva preannunciato un tempio, un santuario, dal cui lato destro sarebbe uscita un’ acqua che avrebbe portato vita e guarigione ovunque fosse arrivata (Cfr Ez 47).

I Padri della Chiesa hanno visto compiersi questa profezia in Gesù, hanno visto nel sangue e nell’acqua usciti dal suo corpo,  i segni dei sacramenti: l’acqua il Battesimo e il Sangue l’Eucaristia.
Perciò dicono che dal fianco di Cristo addormentato sulla croce è uscita la Chiesa sua Sposa, come dal fianco di  Adamo uscì Eva.
“E i due saranno una carne sola”. Questo mistero è grande! Dice San Paolo e specifica che lo sta dicendo di Cristo e della Chiesa (Cfr Ef 5,31-32).
Quindi il Corpo di Cristo ora è la sua Chiesa, cioè la comunità di quelli che credono in Lui, di quelli che sono nati dal Battesimo e sono nutriti dall’Eucaristia.
Essa è anche il nuovo tempio: nella comunità riunita nel suo nome Egli abita come nel suo santuario, come nella sua città.
Arriva poi San Pietro a dirci che noi siamo il popolo sacerdotale, noi che stringendoci a Cristo, che è la pietra scartata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, veniamo impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale (cfr 1Pt 2,4-5).

Arrivati ormai al culmine delle celebrazioni per questa festa, lo saprete a memoria che questa chiesa fatta di sassi e di cemento e costruita più volte, in diverse epoche, è solo il segno della chiesa fatta di fedeli, di tutti quelli che dal VI° secolo in qua si sono riuniti in questa chiesa e, nutrendosi del Corpo di Cristo Eucaristia, sono diventati Corpo di Cristo vivente, sua carne, sua Sposa.

Tutto questo è espresso con linguaggio poetico e diventa preghiera negli inni per la dedicazione di una chiesa, che vi riporto nella traduzione di un nostro convalligiano: don Remo Bracchi, Salesiano, nativo di Bormio.
L’inno dei primi e dei secondi Vespri (Urbs Jerusalem beata) canta la Sposa: la Chiesa, la nuova Gerusalemme. L’inno delle Lodi (Angularis fundamentum) canta invece lo Sposo: Cristo pietra angolare che il Padre ha posto a fondamento della Chiesa.
Tre volte all’anno noi cantiamo in monastero l’Ufficio della Dedicazione e questi inni mi riempiono sempre di gioia per la bellezza del mistero che celebrano e del quale facciamo parte.

Con questi testi vi porgo l’augurio che queste celebrazioni vi facciano crescere nel senso di appartenenza alla Chiesa, nella gioia di essere comunità viva, comunità Sposa che ama e riflette la bellezza dello Sposo e comunità Madre, che genera figli di Dio, e li accompagna nel cammino della vita di fede. L’augurio si fa preghiera. Chiedo allo Spirito Santo per voi:
Che questo possiate sperimentare quando pregate e celebrate insieme e quando ciascuno entra da solo in chiesa a pregare, perché le pietre vive non sono mai solo un sasso che se ne sta per conto suo, ma parte di un edificio in cui ciascuno è sostenuto e sostiene a sua volta gli altri e tutti insieme ci si appoggia su Cristo Pietra d’angolo!
Buona festa!


Suor Carlamaria

bottom of page