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Chiesa S. Eufemia RID

La storia
e gli scavi archeologici

La fondazione e la storia

La parrocchiale di Teglio sorge ai piedi del dosso dell’antico Castrum Tilii, il castello dal quale la valle dell’Adda prese il nome di Vallis Tellina poi “Val Tellina” (Valle di Teglio). Del maniero oggi resta la torre, alta sulla sommità del colle a dominare in ampio raggio la valle, con il vicino oratorio di Santo Stefano, già al servizio delle milizie castellane.

La chiesa, dedicata a santa Eufemia, è posta al centro del paese, all’interno dell'originale “recinto sacro”, ora tagliato dalla strada, dove erano racchiusi anche gli oratori dei Disciplini Bianchi e dei Confratelli Neri e l’ossario del vecchio cimitero. Fu la chiesa-madre della Castellanza e del Comune di Teglio, l’istituto medievale con giurisdizione su un vasto territorio, fino allo spartiacque orobico al di là del solco dell’Adda, in seno al quale si formarono le frazioni di Boalzo, Aprica, Carona e Grania (l’odierna San Giacomo) con le rispettive parrocchie.

Antichissima ne è la fondazione tra il V e il VI secolo, da rapportare all’azione pastorale del vescovo di Como sant’Abbondio, impegnato nella diffusione della fede cristiana nelle terre della sua vasta diocesi. Nella basilica sul Bosforo, dedicata a sant’Eufemia sul sito del martirio avvenuto nel 303, si tenne nel 451 il famoso concilio ecumenico di Calcedonia che sancì nel dogma la duplice natura divina e umana di Cristo. All'assise partecipò, nella fase preparatoria, quale inviato del papa Leone I, il vescovo Abbondio.

Al suo rientro in sede, egli promosse la costruzione di chiese in onore di santa Eufemia: a Como, nell’isola Comacina e con ogni probabilità a Teglio, l’antichissimo borgo nel centro geografico della valle dell’Adda, protetto dall'importante castello, ideale luogo per avviare l'evangelizzazione in una terra ancora pagana.

La fondazione tra la fine del V secolo e i primi decenni del VI secolo è confermata dall’indagine archeologica condotta all’interno della chiesa nel 2011 e 2012 nell’area antistante il presbiterio e a capo delle navate laterali.

Dallo scavo sono risultate – non senza stupore - tre diverse fasi di costruzione, attentamente monitorate dalla Soprintendenza Archeologica della Lombardia che ha diretto i lavori e ne ha affrontato un primo studio. In particolare, sono emerse le chiare tracce absidali di tre distinti edifici.

Lo scavo archeologico

Le indagini archeologiche - 2011 e 2012 - eseguite all’interno della chiesa di Sant'Eufemia si sono concentrate nell’area della navata centrale antistante al presbiterio attuale.
Sono emerse alla luce ben tre fasi più antiche di quella attualmente visibile, delle quali è stata indagata solo una parte, corrispondente alla zona presbiteriale. Sono quindi visibili in parte solo le absidi che si sovrappongono una all’altra in un piccolo spazio.


La chiesa più antica
periodo VI-VIII secolo


La fondazione più antica presenta le basi di una chiesa a navata unica con abside semicircolare volta a oriente, rivestita da lacerti di intonaco dipinto con il motivo a velarium.
All’interno dell’emiciclo è venuta alla luce la struttura semicircolare in muratura del synthronos, nome greco del banco dove sedevano i presbiteri durante le celebrazioni.
Questo particolare, proprio delle chiese dell’Impero d’Oriente dei primi secoli della cristianizzazione, diviene chiara spia di sicura fondazione d’ispirazione bizantina, secondo un modulo che trovò larga diffusione dal tardo V secolo nell’arco alpino.


La seconda chiesa
periodo IX-X secolo


La seconda costruzione risalirebbe all’epoca carolingia, tra il IX e il X secolo. Mostra l’abside addossata all’interno di quella più antica, che assume in tal modo le funzioni di una sorta di contrafforte per quella nuova. Probabilmente questa fase non interessò la ricostruzione dell’intero edificio, ma solamente della zona absidale in seguito a riforme liturgiche o per problematiche di stabilità. Vi si riscontrano due diversi piani di pavimento in battuto di malta - evidente segno di lungo uso di questa chiesa -  con visibili buche per collocarvi elementi di arredo liturgico. Non si può escludere l’anticipazione della ricostruzione della modesta costruzione delle origini al VII secolo al tempo del vescovo Agrippino, esponente dello scisma dei Tre Capitoli che ebbe in grande considerazione santa Eufemia, protettrice dell'ortodossia. Suffraganeo del patriarcato di Aquileia, di cui la Martire era la patrona, Agrippino favorì infatti il “culto calcedonico" in onore della Santa bizantina.


La terza chiesa
periodo XI-XIV secolo


La terza chiesa sorse tra l’XI e il XII secolo sul luogo della precedente che venne distrutta. Ne conservò rigorosamente l’orientamento a est con una planimetria più complessa a tre navate, terminanti ciascuna in una abside.
L’impianto architettonico all’incirca corrispondeva, nella suddivisione delle navate, in lunghezza e in larghezza, all’edificio attuale. Di questa chiesa sono stati chiaramente individuati l’abside centrale con le absidiole laterali e il presbiterio. Questo, diviso dalla navata da un muro con gradinata di accesso al centro, aveva inizialmente un pavimento in acciottolato legato da malta, su cui si impostavano le travi di un assito ligneo, sostituito poi da lastre di pietra. Di simili lastre di scisto erano pavimentate le absidi laterali, come si è appurato nella navata settentrionale in prossimità della cappella di San Giovanni Battista, dove sono affiorate anche le basi di un altare. Le pareti absidali di questo edificio erano ornate da affreschi, come testimoniano i numerosi frammenti venuti alla luce sotto il pavimento, recuperati nelle macerie provenienti dalla demolizione e impiegati poi per livellare il nuovo piano di calpestio.
La struttura basilicale romanica con tre navate e tre absidi, non dissimile da quella di altre importanti chiese coeve della Valtellina e della diocesi di Como, attesta la generale ripresa economica, civile e religiosa che, tra l'XI e il XII secolo, interessò anche Teglio, fiorente borgo tra i più importanti della valle dell’Adda. Questa probabilmente fu la chiesa di cui si conserva la memoria della consacrazione, datata 4 novembre 1117, da parte del Vescovo di Como Guido Grimoldi.
La consacrazione - recita il documento - avvenne pridie nono novembris, cioè il giorno prima delle nonae (coincidenti con il 1 novembre) e pertanto da rapportare al 4 novembre, come da un recente studio, e non all’8 novembre secondo la tradizionale interpretazione.

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Interessante, in merito alla fondazione della chiesa paleocristiana di Sant’Eufemia, quanto evidenziato dalla rilettura di alcuni documenti relativi all’evangelizzazione della Valtellina da cui risulta che la diffusione della fede cristiana avrebbe avuto sensibile influsso da sud sull’asse S/N - Valcamonica-Valtellina-Valposchiavo -, lungo il quale sorsero nella valle dell’Adda gli edifici di culto più antichi di Mazzo e di Teglio. Dalla presenza del synthronos si ipotizza la possibile esistenza presso la chiesa tellina di un coetus ecclesiasticus che potrebbe coincidere con quello citato da Ennodio nel VI secolo a proposito di sant’Antonio Lerinese, il monaco che dalla Stiria raggiunse la Valtellina dal passo dell’Aprica, accolto nel collegio dei chierici dal presbitero Mario nella probabile sede in Teglio presso la chiesa di Santa Eufemia.

La quarta chiesa

Problematica torna l’origine della quarta chiesa, l’attuale, che conserva impianto e caratteristiche architettoniche di chiara matrice romanica, riscontrabili in edifici sacri dell’XI –XII secolo, su cui si innestano - come vedremo - successivi elementi stilistici gotici, rinascimentali e barocchi.
Fino ai primi decenni del Seicento, l’officiatura del tempio, dedicato alla patrona del comune di Teglio, venne affidata a due rettori nominati dal consiglio comunale: uno per Verida e l'altro per Pertinasca, le due parti in cui era diviso il paese, mentre il beneficio parrocchiale fu prerogativa del preposito degli Umiliati del locale convento. Chiesa madre della castellanza, dalla quale dipendevano tutte le filiali nelle varie vicinie, poi autonome parrocchie, la chiesa tellina non figurò tra le plebane della diocesi, ponendosi di fatto come prelatura nullius, unita in spiritualibus al vescovo di Como: una situazione atipica, rispetto alla Valle e alla Diocesi, dovuta forse alla presenza dell’arcivescovo di Milano, quale signore feudale di Teglio fino ai primi decenni del XVI secolo, e del convento degli Umiliati, il cui "prevosto" dipendeva direttamente dal priore di Milano.
Anni turbolenti attraversò la parrocchia con la diffusione della Riforma protestante, intrapresa a Teglio con rinnovato vigore dopo lo scioglimento dell'ordine degli Umiliati nel 1570, fino all'esasperazione che causò gli efferati fatti del luglio 1620 - il così detto "Sacro Macello" - con l’uccisione dei protestanti e la cacciata dei Grigioni.
Cessata la burrasca, papa Urbano VIII nel 1625 diede nuova figura giuridica alla Chiesa di Teglio elevandola a prepositurale con la garanzia di un adeguato “beneficio” per il parroco. Solo negli anni Trenta del secolo scorso fu ad essa conferito il titolo di arcipretale, riconoscendo l’importante ruolo rivestito dal parroco di Santa Eufemia nel vicariato foraneo.

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